PUBBLICATI DUE NUOVI BANDI A VALERE SUL FONDO PER LA REPUBBLICA DIGITALE

Anche la Fondazione Carisal ha aderito al Fondo per la Repubblica Digitale, promosso dalle Fondazioni Bancarie Italiane e dal Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitali. Si tratta di uno strumento strategico per il sostegno di progetti rivolti alla formazione nel settore dell’informatica per l’acquisizione di competenze digitali a favore di tutte le categorie della popolazione e, in particolare, di quelle fragili e svantaggiate.

A valere del suddetto Fondo per la Repubblica Digitale sono stati pubblicati due nuovi bandiProspettive” e “In progressoper un totale di 30 milioni di euro, che mirano ad accrescere le competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica e delle persone disoccupate e inattive.

COME PARTECIPARE AI NUOVI BANDI “PROSPETTIVE” E “IN PROGRESSO”:

Scoprilo iscrivendoti ai webinar gratuiti del 25 e 26 maggio e del 6 e 9 giugno.

📆 25 maggio, ore 12-13.30 | Clicca qui 📝 https://tinyurl.com/2t2pzbey

📆 26 maggio, ore 14.30-16 | Clicca qui 📝 https://tinyurl.com/ycxx38af

📆 6 giugno, ore 11-12.30 | Clicca qui 📝 https://tinyurl.com/2vuck6xj

📆 9 giugno, ore 15-16.30 | Clicca qui 📝 https://tinyurl.com/ypuas2ax

I webinar organizzati dal Fondo per la Repubblica Digitale sono aperti a tutti gli operatori e alle organizzazioni interessate a presentare proposte progettuali. Nel corso degli incontri online Giorgio Righetti, Direttore Generale del Fondo per la Repubblica Digitale con Martina Lascialfari, Responsabile Attività istituzionali del Fondo, illustreranno le modalità di partecipazione ai bandi “Prospettive” e “In progresso” che vogliono accrescere le competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica e delle persone disoccupate e inattive.

 

COS’È IL FONDO PER LA REPUBBLICA DIGITALE

Il Fondo per la Repubblica Digitale – nato nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Fondo Nazionale Complementare (FNC) e istituito con il decreto-legge del 6 novembre 2021 – è una innovativa partnership tra il pubblico e il privato sociale: tra il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministro dell’economia e delle finanze da una parte e dall’Acri, l’Associazione delle Fondazioni e delle Casse di risparmio dall’altra. Il Fondo ha come obiettivo l’aumento di quelle competenze fondamentali per completare la transizione digitale del Paese e per questo sosterrà progetti di reskilling e di upskilling digitale di persone ai margini del mercato del lavoro con un particolare focus su NEET, donne, disoccupati ed inattivi. In via sperimentale per cinque anni (fino al 2026) il Fondo stanzia un totale di 350 milioni di euro. Sarà alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, alle quali sarà riconosciuto un contributo, sotto forma di credito d’imposta (pari al 65% per gli anni 2022 e 2023 e al 75% per gli anni 2024, 2025 e 2026). Il Fondo pone un forte accento sulla valutazione d’impatto dei progetti finanziati. La valutazione mira ad individuare quei progetti che si dimostreranno più efficaci ed efficienti nell’accrescimento delle competenze digitali e nell’occupazione effettiva dei beneficiari. La valutazione di impatto è affidata al Comitato scientifico indipendente presieduto dalla professoressa Raffaella Sadun.

 

IL CONTESTO ITALIANO

In Italia, 26 milioni di persone non hanno competenze digitali di base. Si tratta del 54% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni, rispetto al 46% della media Ue. L’Italia è così al 18esimo posto su 27, secondo i dati della Commissione europea (Digital Economy and Society Index – DESI). La bassa percentuale di cittadini con competenze digitali è solo la punta dell’iceberg di ritardi più ampi. Il gap italiano è infatti maggiore nei sottocomponenti dell’indice DESI di problem solving skills (69% in Italia vs. 79% in UE) e di information and literacy skills (71% in Italia vs. 80% in UE). I dati mostrano quindi che il fenomeno italiano di basse competenze digitali si innesta in un contesto di mancanza di conoscenze più esteso che comprende abilità cognitive complementari, dette anche soft skills. Questo ritardo produce un impatto sulla reale “cittadinanza digitale”, sull’accesso ai servizi della pubblica amministrazione da parte di tutti i cittadini e rappresenta anche un freno allo sviluppo del Paese. Inoltre, entro il 2024, le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di lavoratori con competenze digitali di base (dati Unioncamere e ANPAL) e secondo uno studio di Deloitte in collaborazione con SWG, quasi un’azienda su quattro non trova i profili professionali STEM di cui ha bisogno. In questo scenario intende intervenire il Fondo per la Repubblica Digitale mutuando la positiva esperienza del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, pioniera partnership pubblico-privato sociale.